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Art Basel 2024

Vincenzo De Bellis, Director Fairs and Exhibition Platforms di Art Basel, commenta l’edizione della fiera appena conclusasi.

Serena Scarpello: L’ultima edizione di Art Basel (in foto una delle venue della manifestazione, courtesy di Art Basel) nella città svizzera di Basilea ha visto un’affluenza che ha superato le 90 mila persone. Tiriamo le somme di un’edizione di evidente successo.

Vincenzo De Bellis: È stata un’edizione molto importante per noi, per vari motivi: è stata la prima della nostra nuova direttrice, Maike Cruse, che ha portato diverse modifiche – non tanto all’impianto interno della fiera, quanto a quello esterno. Per noi si è trattato di un test importante per capire gli effetti che le novità avrebbero portato. È stata poi unanimemente riconosciuta l’edizione di Unlimited (la sezione della manifestazione allestita con opere d’arte monumentali), ritenuta dai più una delle edizioni più belle di sempre – sicuramente l’edizione più solida e ambiziosa degli ultimi dieci anni.

Tanti progetti, tutti molto ambiziosi, con alcune chicche: il lavoro, per esempio, di Keith Haring di oltre cinquanta metri, realizzato nel 1984 per un ponte e riallestito per la prima volta dopo praticamente quarant’anni per questa edizione di Unlimited. Poi un’opera di Robert Frank, l’ultima edizione disponibile di questo lavoro importantissimo che si chiama The Americans: una serie di oltre 80 scatti, raccolti in tre anni, che raccontano la sua visione dell’America.

Abbiamo infine lanciato una nuova versione – curata da Stephanie Hessler, Direttrice dello Swiss Institute di New York – della sezione Parcours: per la prima volta i progetti esterni alla fiera sono stati portati su Clarastrasse, un’arteria cittadina molto frequentata perché attraversata da tutti i partecipanti della fiera interessati a raggiungere il centro di Basilea. Su questa strada e nelle sue immediate vicinanze – è una zona che rappresenta la città odierna, fatta di botteghe aperte dagli stranieri, bar, pasticcerie e vecchie “chicche”, come una distilleria – sono stati allestiti 22 progetti. Abbiamo quindi scelto di perseguire un approccio meno borghese e più vicino alla gente: per noi, infatti, era importante che la fiera e le opere d’arte entrassero nel tessuto della città. Questi sono stati gli aspetti di contenuto più apprezzati, sia dagli addetti ai lavori sia dal pubblico generico.

In termini di puro mercato, ci troviamo in un momento un po’ più lento, anche se si è notata una ripresa nonostante l’incertezza generale tra guerre e instabilità geopolitica globale. Dopo 15 anni di grande crescita è normale che ci sia un momento, quasi ciclico, di rallentamento. Nonostante tutto, alcuni dati hanno eguagliato i risultati pre-Covid, come appunto quello dei visitatori, oltre 90.000. Anche i numeri dei collezionisti sono buoni, in crescita rispetto agli ultimi tre anni.

SS: Com’è andata quest’edizione per le gallerie emergenti?

VDB: Statements è la sezione dedicata alle giovani gallerie all’interno di Art Basel e per noi rappresenta da sempre un termometro molto importante: è il futuro della fiera.  Il fatto che la fiera permetta alle gallerie giovani di performare è importantissimo. Queste ultime  hanno fatto tutte mediamente molto bene, anche perchè il price point degli acquisti si è calmierato: essendo gli artisti giovani meno cari degli artisti più, diciamo, storicizzati, questo ha dato loro un’ulteriore visibilità. In crescita rispetto agli ultimi anni, dove magari invece il secondo mercato aveva perso un po’ e quindi il mercato storico aveva preso più piede. Chi ha portato delle opere meno viste, più fresche, nuove e di grande qualità ha lavorato bene.

Un aspetto che voglio sottolineare è che l’attuale momento storico premia soprattutto la qualità. Dopo aver riempito le loro collezioni, i collezionisti oggi vanno alla ricerca di qualcosa che faccia davvero la differenza. Si guarda dunque moltissimo alla qualità dell’opera più che alla quantità delle opere da acquistare. Su questo Basilea è da sempre in prima linea. Magari per altre fiere il lavoro da fare sarà maggiore, i galleristi dovranno lavorare con molta più attenzione all’offerta, perché appunto i collezionisti sono più riflessivi e cercano soltanto lavori di estrema qualità, in grado di impreziosire ulteriormente le loro già stupende collezioni.

SS: Per chiudere ti chiedo cosa rifaresti e cosa invece faresti meglio

VDB: Rifarei sicuramente Parcours, così come l’abbiamo immaginato – per meglio dire, ristrutturato – soprattutto il progetto esposto nella piazza: si tratta di un intervento di land art di Agnes Denes, Wheatfield, presentato anche a Milano, alla Fondazione Trussardi, decenni fa. L’idea di realizzare un’opera così ambiziosa, di larga scala, mi ha entusiasmato e la vorrei rifare. Ci stiamo già concentrando sugli aspetti da migliorare, in primis sulla maggiore visibilità da dare ad alcune opere visibili solo a Basilea, che meritano quindi delle accortezze e degli allestimenti diversi. Magari anche un progetto, esterno alla fiera, dove questi grandi capolavori possano essere ammirati tutti insieme. Basilea si è da sempre descritta come un “museo contemporaneo di tre giorni” e mi piacerebbe che questo concetto trasparisse in maniera evidente.

Categoria: Focus on
Titolo: Art Basel 2024
Autore: Serena Scarpello