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La Biennale Architettura 2025

Curata da Carlo Ratti, la Biennale di Architettura 2025 si propone l’obiettivo di indagare i futuri possibili della disciplina.

La 19ª Mostra di Architettura della Biennale di Venezia si svolgerà dal 10 maggio al 23 novembre 2025 e sarà dedicata alle molteplici intelligenze di cui si nutre il mondo del progetto contemporaneo. Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva è il titolo scelto dal curatore Carlo Ratti, il primo italiano a ricoprire questo ruolo dal lontano 2000, quando toccò a Massimiliano Fuksas. Ratti, classe 1971, architetto e ingegnere torinese, ha costruito negli ultimi decenni una carriera di respiro internazionale, imponendosi come uno dei protagonisti dell’architettura dei nostri giorni. Si è fatto notare dai primi anni del millennio, grazie per esempio a un piccolo padiglione che ha realizzato per l’Expo 2008 di Saragozza. Il Digital Water Pavilion, che percepisce la presenza dei visitatori e “solleva” il proprio sipario d’acqua corrente per permetterne il passaggio, è un manifesto anticipatore dei temi di ricerca su cui il suo autore lavorerà con costanza fino ai giorni nostri. L’architettura di Ratti è innovativa, future-oriented e mai nostalgica; l’architettura di Ratti esiste in una dimensione intermedia tra materia e smaterializzazione, tra oggetto e immagine; l’architettura di Ratti ha una componente analogica e una componente digitale, ossia può essere sperimentata come spazio costruito o come schermo interattivo. Sono questioni che Ratti esplora attraverso gli incarichi del suo studio professionale Carlo Ratti Associati (CRA) – tra i lavori in corso più importanti, anche il nuovo Campus MIND dell’Università Statale di Milano, sull’area che fu di Expo 2015 – e nel laboratorio che guida al prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT), significativamente intitolato MIT Senseable Lab.

La nomina a curatore della Biennale di Venezia è un’ulteriore, importantissima consacrazione di Ratti come architetto-intellettuale di primo piano, oltre che un’occasione per dare ulteriore visibilità mondiale alle questioni che gli stanno più a cuore. Ai lettori più attenti e più appassionati del tema non sarà sfuggito il recente processo di moltiplicazione delle biennali e triennali di architettura. Da Chicago a Lisbona, da Oslo a Istanbul, da Shenzhen a San Paolo e a Pisa, sono sempre di più le città del mondo che organizzano periodicamente un evento di questo tipo. Le biennali e triennali, oggi, sono occasioni di ricerca e di riflessione intellettuale ma anche uno strumento, per chi le ospita, per rivendicare un proprio posizionamento strategico nel mercato mondiale della cultura. La loro diffusione, inoltre, traduce anche le nuove geografie del pensiero architettonico: nuovi player globali che si dimostrano capaci di confrontarsi ad armi pari con l’Occidente, che monopolizzò per molto tempo questo genere di eventi. Viviamo negli ultimi decenni una vera e propria «biennale syndrome», come la definì nel 2007 la storica dell’arte e curatrice Carolyn Christov-Bakargiev, un fenomeno ormai al centro di studi approfonditi, come quello recente della storica dell’architettura Léa Catherine Szacka – Biennials/Triennials. Conversations on the Geography of Itinerant Display, pubblicato nel 2019 da Columbia Books. In questo contesto, la Biennale di Architettura di Venezia resta ineguagliata, da un lato, per il fascino del contesto lagunare, e, dall’altro, per la sua autorevolezza, che le deriva da una storia lunghissima. La prima edizione si svolse nel 1980, a cura del grande architetto e storico Paolo Portoghesi, che curò la leggendaria installazione della Strada Novissima, cuore della mostra tematica dedicata a La presenza del passato.

Non verso il passato ma verso i futuri possibili dell’architettura si rivolge il progetto curatoriale di Ratti, che afferma: «La mostra proverà a tracciare nuove rotte per il futuro, suggerendo un ventaglio di soluzioni ai problemi più pressanti del presente. Metterà insieme una raccolta di proposte progettuali sperimentali, ispirate da una definizione di “intelligenza” quale capacità di adattarsi all’ambiente a partire da un bagaglio di risorse, conoscenze o potere limitati». Inoltre, in un momento storico in cui la figura dell’architetto-demiurgo, eroe che affronta solitario la complessità del mondo o star che “firma” questo o quel progetto, è messa profondamente in discussione a favore di una visione collettiva dell’attività di concezione, Ratti sottolinea il carattere corale della sua mostra. Questo si traduce, da un lato, in una forte volontà d’interdisciplinarità, di pluralità delle intelligenze coinvolte, come suggerisce il titolo. Ancora nelle parole di Ratti: «L’architettura è al centro delle numerose discipline che danno forma all’ambiente costruito, ma non è da sola: fa parte di una compagine estesa che deve integrare arte, ingegneria, biologia, scienza dei dati, scienze sociali e politiche, scienze planetarie e altre discipline, collegando ciascuna di esse alla materialità dello spazio urbano». Sul piano pratico, appena dopo la sua nomina Ratti ha promosso una raccolta d’idee a cui sono stati invitati a partecipare professionisti e ricercatori, intellettuali e attivisti: è il primo atto di una proposta di curatela aperta, direttamente ispirata all’Opera aperta teorizzata da Umberto Eco.

È ancora presto per avere dettagli sui progettisti che saranno coinvolti, le opere che saranno messe in mostra, il programma degli eventi che animeranno la lunga kermesse veneziana. Dalle dichiarazioni di Ratti, però, si possono dedurre almeno un paio di elementi di forte novità, assolutamente in linea con l’attualità del dibattito architettonico. La Biennale di Venezia 2025 punterà alla totale circolarità, limitando al minimo livello possibile lo spreco di materiali e risorse, che è ormai riconosciuto come una delle principali problematiche dei grandi eventi temporanei sul piano ambientale. È una strada già tentata da alcuni padiglioni nazionali del recente passato – per esempio quello della Germania nel 2023, The Laboratory of the Future – e che ora si prova a estendere all’intera manifestazione. Il secondo punto d’interesse è la diffusione della mostra al di là dei confini dell’Arsenale e dei Giardini, sue sedi storiche. Da ormai molti anni padiglioni nazionali ed eventi extra-muros animano tutti i sestieri della città lagunare. Nel 2025, la chiusura per ristrutturazione del Padiglione Centrale dei Giardini, dove si tiene tradizionalmente la mostra tematica direttamente supervisionata dal curatore, sarà l’occasione per rafforzare questo carattere e questa estensione urbana dell’evento. La macchina-Biennale si è ormai attivata: non resta che aspettare maggiori informazioni per capire come Ratti e Intelligens sapranno trasformare Venezia e farne, una volta ancora – e siamo già alla diciannovesima! – il cuore pulsante della cultura architettonica mondiale.

Categoria: Architettura & Design
Titolo: La Biennale Architettura 2025
Autore: Alessandro Benetti